PATTI TERRITORIALI
LA
“BEFFA” DEL PESCE
Il governo lascia fuori la Sicilia dai “Patti
territoriali specializzati”
Una graduatoria contestata, decine di imprenditori,
con i soldi già depositati in banca, all’asciutto, opportunità
di lavoro bruciate e sullo sfondo il sospetto di pressioni lobbistiche
sul governo nazionale, che di fretta in furia, in appena tre
mesi, emana l’elenco dei “buoni” e lascia fuori i “cattivi”
o meglio i “non rappresentati”. Da Catania, la Lega Pesca Sicilia
lancia il caso dei patti territoriali specializzati per l’agricoltura
e la pesca e lo fa con decisione promuovendo una petizione popolare
rivolta alla Regione. Obiettivo: chiedere il finanziamento dei
patti territoriali specializzati per l’agricoltura e la pesca,
strumenti di sviluppo economico e occupazionale “scippati” a
Roma e oggi da recuperare a Palazzo D’Orleans. La Lega si è
mossa anche con la telematica: per la raccolta delle firme,
promossa in tutti i comuni e le marinerie, è a disposizione
anche il sito internet www.legapesca.it. Mancano circa seicento
miliardi dei mille promessi dal governo nazionale, con una delibera
del Cipe, la commissione per la programmazione economica, del
20 febbraio scorso: una “beffa” scoperta all’inizio dell’estate,
che ha provocato una reazione a catena, sino alle iniziative
della Lega. A completare il quadro la Regione Siciliana, che
non è intervenuta per cofinanziare i patti, che in Sicilia sono
35, con grosse iniziative nel catanese, con il patto agricolo
Simeto Etna, il patto agricolo delle Aci e quello jonico per
circa duecento imprenditori, nelle isole Eolie prevedono progetti
d’impresa legati al recupero dei borghi marinari, a Porto Palo,
nel siracusano, contemplano iniziative nei settori tradizionali
dell’ammodernamento del naviglio, qualche struttura di trasformazione,
come le industrie di lavorazione e affumicazione del pesce.
Le conseguenze sono state gravi: soltanto 13 patti della graduatoria
già stilata sono stati finanziati su un totale di 92 a livello
nazionale, fra cui quello Aci e dello jonico. Eppure questi
strumenti potrebbero creare, secondo stime della Lega Pesca,
mille posti di lavoro in tutta l’Isola, di cui solo trecento
nella pesca. I patti territoriali danno, infatti, la possibilità
di fare progetti imprenditoriali, per iniziative che vanno dall’ammodernamento
delle barche, alle industrie di conservazione del prodotto pescato,
sino all’ittiturismo, l’equivalente dell’agriturismo applicato
alla pesca.”La Regione non è mai intervenuta - ha detto Giancarlo
Costa, responsabile regionale della Lega- si sa che l’ultima
riunione della giunta uscente Capodicasa, è stato fatto un documento
programmatico”. Questo passo, allora, deve essere trasformato
in finanziamento. “Per il 2000-2002 la Regione siciliana -ha
continuato Costa - ha millequattrocento miliardi che gli derivano
da due fondi della Comunità Europea: uno si chiama Sfop, l’altro
Feoga, finanziamento europeo orientamento generale all’agricoltura.
Noi diciamo: stornare duecentocinquanta miliardi da questi”.
Non è da escludere, comunque, anche la rimodulazione dei Por,
i piani operativi regionali, le articolazioni di “Agenda 2000”,
operazione che però allungherebbe i tempi. Al patto contribuiscono
anche i privati con il 40% del capitale. “Tante aziende, circa
quattrocento, quindi -ha aggiunto Costa- ci hanno già messo
i soldi”. Una situazione paradossale, che ha sollecitato gli
interventi di Gaetano Urzì, responsabile del centro di servizi
della Lega, che ha rilanciato i progetti imprenditoriali nel
catanese, di Giuseppe Giansiracusa della Lega coop, che ha evidenziato
le “molte opportunità in campo europeo non sfruttate”. E’ stato
però Luciano Piccolo, vicepresidente della Confcommercio, un
passato di sindacalista nella Cgil, a lanciare la denuncia più
forte. “Il governo -ha detto Piccolo- in particolare il Ministero
del Tesoro ha fatto una graduatoria, definita provvisoria, ma
che è assolutamente scorretta dal punto di vista dei criteri
che sono stati utilizzati, perchè hanno utilizzato un indice
di redditività uguale per tutti”.