MENSILE D'INFORMAZIONE E DI SERVIZI - NOVEMBRE 2000


IL CASO

AUTOTRASPORTI: LA SICILIA IN GINOCCHIO

Sette giorni di proteste e disagi: una settimana che ha lasciato il segno

Una settimana di passione, quella fra il 30 settembre e il 7 ottobre, conclusasi bene, ma che alla fine ha lasciato il segno. Lo sanno bene commercianti e semplici cittadini, stretti nella "morsa" dei disagi e delle perdite economiche, ma in generale è tutta l'opinione pubblica siciliana che ha scoperto gli enormi problemi dell'autotrasporto, dal "caro gasolio" alle tasse, dagli alti costi di gestione all' usura di un mestiere durissimo.
Il clima è stato a lungo di quelli da "campo di battaglia". Loro, gli autotrasportatori dell' Associazione Imprese Autotrasporto Siciliani, hanno lanciato messaggi di prudenza e hanno invitano i "colleghi" a comportamenti modello, ma la rabbia si è avvertita per intere giornate. Non hanno mollato a lungo i "padroncini", stretti attorno al proprio leader Giuseppe Richichi, presidente dell'Aias e hanno raccontano vite spese sulle autostrade d'Italia, fra maltempo, tasse, rapine e problemi familiari. L'autotrasporto è la loro vita. "Io ci sono nato sul camion..." ha tagliato corto Giuseppe Richichi. A guidare questa agitazione, è stata proprio l'Associazione Imprese Autotrasportatori Siciliani, circa duemila persone. Su un camion al casello di San Gregorio è stato allestito una sorta di "quartier generale", con tavolini, sedie, manifesti, in mezzo ai caffè e alle bottiglie vuote. La voce comune è però la stessa: la situazione del settore è insostenibile. Lo hanno ripetuto alle autorità, dal Prefetto all'assessore regionale ai trasporti, Domenico Rotella e hanno chiesto anche scusa ai cittadini, in fila per ore per la benzina e indispettiti di fronte ai supermercati vuoti, per i disagi loro arrecati. Hanno sottolineato, però, con orgoglio la propria autonomia gli scioperanti. "Non siamo un sindacato -ha precisato Richichi- siamo un'associazione nata di recente". Hanno puntano il dito contro lo Stato e la Regione i "padroncini". Lamentano, infatti, aumenti "a dismisura". Un esempio. "Partiamo per un viaggio per Milano -ha spiegato Richichi- 1400 chilometri. I nostri mezzi hanno bisogno di 1400 litri di gasolio, che costa 1860 lire al litro. Poi ci vogliono 270 mila lire di traghettamento, cinquecento mila lire di autostrada. Per ogni viaggio, poi c'è il consumo di una gomma, cioè 780 mila lire più Iva. Dobbiamo poi mettere i costi per i dipendenti, l'assicurazione del mezzo, l'assicurazione merci, tassa di possesso. Stiamo mediamente perdendo all'incirca un milione e mezzo a viaggio". Le richieste fondamentali sono state elencate più volte: defiscalizzazione del gasolio, riduzione del costo dei traghettamenti e dei pedaggi autostradali, riconoscimento dello stato di calamità agroalimentare e del carattere "usurante" di questa attività. "Siamo arrivati all'esasperazione -ha tagliato corto Enzo Stivala, autotrasportatore catanese- non riusciamo a stare dentro le spese." Alla fine, la risposta delle istituzioni è in parte arrivata, malgrado talune asprezze ministeriali. Ma, ne siamo sicuri, è stata una settimana che pochi dimenticheranno.

 


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